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Un sogno d'Oriente
Alain Touwaide Con l'Orchestra Quartetto Barium Testo introduttivo
Nella storia della medicina e della terapia medicamentosa occidentale, il sedicesimo
secolo rappresenta un momento di particolare importanza: la tradizione medievale venne
rapidamente sostituita dai testi antichi, particolarmente il De materia medica di
Dioscoride, un medico greco del I secolo. Nel suo trattato, tutte le sostanze naturali
usate a fini terapeutici (cioè piante, animali e minerali) furono elencate, descritte e
accuratamente studiate da un punto di visto farmacologico. Questa trasformazione si fece
in poco più di cinquanta anni, dal 1499 al 1550 circa e culminò con il medico italiano
Pietro-Andrea Mattioli, nato nel 1501 e morto nel 1578. Egli tradusse, infatti, il
testo di Dioscoride in italiano e lo commentò, non tanto per spiegarne le difficoltà
filologiche come fecero i precedenti umanisti, ma piuttosto per identificarne le
sostanze mediche, particolarmente le piante. La sua opera fu stampata dal 1544 in poi,
con moltissime nuove edizioni e traduzioni in latino, ceco, tedesco e francese, e,
dal 1554, fu illustrata. ![]() Immaginiamo di essere a Praga nel 1560. Mattioli, allora medico dell'arciduca Ferdinando di Asburgo, arriva nel suo studio alla fine di una lunga giornata dedicata alla cura del suo mecenate e dei suoi familiari e amici. Si siede alla scrivania, prende la penna e si mette all'opera. Sebbene vissuto millecinquecento anni fa, Dioscoride accompagna Mattioli in ogni momento e in ogni gesto, particolarmente quando prescrive una ricetta e prepara le piante destinate a curare l'arciduca e altri pazienti. Oggi, però, si sente stanco. A cinquantanove anni, vorrebbe dedicare più tempo al suo magnum opus, lo studio di Dioscoride. Rivede passare tutto il cammino percorso sin dall'inizio dell'impresa e, più ancora, il lungo itinerario dalla sua Siena natale. Certo, il testo greco di Dioscoride era stato stampato sin dal 1499, e a più riprese durante il secolo. Era stato poi tradotto in Latino dal cancelliere fiorentino Marcello Virgilio Adriani e dal francese Jean Ruelle. Per non parlare dei commenti letterari di Ermolao Barbaro, il patriarca di Aquileia, pubblicati nel 1516 ben venticinque anni dopo la morte del loro autore. Ma nessuno di loro si era mai preoccupato di sapere quali fossero veramente le piante descritte da Dioscoride. Tutti si erano persi in considerazioni filologiche e storiche fuorvianti. E' vero che i tedeschi Brunfels e Fuchs avevano rivoluzionato la botanica nel 1530 e 1542, ma piu' che a Dioscoride si erano dedicati alla flora della loro Germania. E avevano cercato di identificare a tutti costi le loro pianticelle con le buone erbe dell'antico maestro. Per quanto riguarda le illustrazioni, Brunfels non era tanto interessato all'argomento e Fuchs fece fare immagini che idealizzavano così tanto le piante! Comunque sia, avevano trattato solo un piccolo numero di piante. Per fortuna che, egli, Mattioli, aveva tradotto e pubblicato sin dal 1544 il testo integrale di Dioscoride in italiano per farlo conoscere non tanto ai medici, quanto a tutti quei ciarlatani che ancora stanno in giro, applicando le cure ereditate dall'ignoranza dei secoli passati. Quanti guai hanno combinato! Aveva ragione il Leoniceno a criticare questi vecchi libri, soprattutto le traduzioni latine dei testi arabi. Era ora che si tornasse alla scienza vera, quella dell'Antichità, a Dioscoride e alla sua materia medica. Quante buone erbe, e così ben descritte, con le loro proprietà e usi! Ma certo non era stato facile sapere con esattezza quali fossero, e ancora meno farle disegnare bene da un artista. Per fortuna, egli, Mattioli, può contare sulle doti di Giorgio Liberale. Che belle le sue figure. Ciononostante, le sue prime tavole, quelle dell'edizione commentata del 1554, per quanto belle siano, sono troppo piccole e non permettono di rappresentare e vedere bene tutti i dettagli. Una vera impresa, ora, preparare queste larghe tavole a piena pagina! Sarà un incanto vederle tutte nella nuova edizione in ceco. Certo, era stata una buona cosa riuscire ad attirare Liberale a Praga per poter seguire il suo lavoro. Tanto più che tutti adesso, incuriositi dalle voci su una nuova edizione in preparazione, inviano piante vive o, a volte, secche, insieme a semi e libri, sperando di essere menzionati nell'opera e inviando perfino piante che non corrispondono a nessuna di quelle menzionate da Dioscoride. E per forza, visto che provengono da questo universo raggiunto da Colombo! Comunque sia, che lavoro adesso, rispondere a tutte le lettere, ringraziare e, più ancora, identificare correttamente le piante, trovare a che descrizione di Dioscoride corrispondono, e poi farle rappresentare dal Liberale. Anche se il lavoro sta andando avanti, tante piante rimangono inaccessibili. Tutte quelle provenienti dal Levante, dai paesi conquistati dagli infedeli. Ne mancano ancora tante....
Il Mattioli depose allora la penna che aveva in mano. Quella sera, era inutile tentare di andare avanti nella scrittura: l'idea di tutte queste piante ancora così lontane e inaccessibili si imponeva a lui. Lasciò andare i pensieri, tanto più che l'eco di una musica gli perveniva dai saloni dove ballava l'arciduca con i suoi ospiti, e si mise a sognare il cardamomo, la cassia, il loto africano, il rabarbaro, la cannella, l'aloe, e tante altre...
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