Biografia
Giovanni Macchia, insigne studioso e scrittore, è uno dei critici italiani più importanti del Novecento. I suoi studi spaziano in numerosi campi: in primis la letteratura francese - egli, tuttavia, non amava essere definito un francesista -, ma anche la letteratura italiana e quella spagnola, la storia del teatro, la musica, la pittura. I suoi saggi su Baudelaire, scrittore che ha attirato più di ogni altro la propria attenzione, su Proust, Molière, Manzoni, Pirandello, hanno aperto nuove e rilevanti prospettive sulla letteratura.
Lo studioso nasce a Trani il 14 novembre 1912 (all'anagrafe verrà registrato quattro giorni dopo) da Vito, presidente della Corte d'Assise, e da Giuseppina Francavilla. Durante la sua infanzia pugliese si appassiona in particolare alla musica e al teatro. Frequenta il Liceo Visconti a Roma, dove si era trasferito con la famiglia nel 1923 in seguito alla chiamata del padre alla Corte di Cassazione.
Nella Facoltà di Lettere e Filosofia, alla quale si iscrive nel 1930, avviene l'incontro decisivo con il professore Pietro Paolo Trompeo, che gli fa scoprire Baudelaire; infatti la sua tesi di laurea, discussa nel 1934, verterà su Baudelaire critico. Vincitore nel 1935 di una borsa di perfezionamento a Parigi, Macchia inizia la carriera universitaria nel 1938 presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Pisa, ricoprendo per incarico la cattedra di Lingua e letteratura francese. L'anno successivo esce presso Sansoni Baudelaire critico, recensito assai positivamente sulla "Nouvelle Revue Française".
A Roma, nel dopoguerra, il critico frequenta il gruppo di intellettuali che si incontra ogni domenica a casa di Maria e Goffredo Bellonci. Fonda, insieme ad altri amici, nel 1947 la rivista "L'Immagine", dove pubblica due importanti saggi, l'uno dedicato a Manzoni, l'altro a Montale. Nel 1948 vince all'Università di Catania un concorso di Lingua e letteratura francese, ma già l'anno successivo viene chiamato alla Facoltà di Magistero dell'Università di Roma. Risale proprio al 1949 il suo primo scritto dedicato a Proust, mentre nello stesso anno Macchia rifiuta la richiesta dell'amico Montale di scrivere la prefazione a La Bufera e altro. A partire dal 1952 dirige l'Istituto del Teatro dell'Università di Roma e nel 1958, chiamato alla Facoltà di Lettere, inizia a insegnare anche Storia del Teatro e dello Spettacolo, mentre nel 1962 entra a far parte dell'Accademia dei Lincei. È un periodo di intensa attività, periodo che sfocia in quel 1975, anno di estrema rilevanza in quanto appaiono, a poche settimane di distanza, due volumi che suscitano una grande attenzione nell'ambiente intellettuale: Il silenzio di Molière e Baudelaire.
Gli studi macchiani non trovano negli anni battute d'arresto, i suoi saggi spaziano dai moralisti classici a Don Giovanni, da Tasso a Pirandello, da Montaigne a Gide, da Balzac a Proust, per citare solo alcuni tra i numerosi autori presi in esame. La sua scrittura non si arresterà mai fino all'ultimo, fino a quel 30 settembre 2001, giorno della sua morte.
Durante la sua vita Macchia ha collaborato a molte riviste e giornali. Pubblica il suo primo articolo su "Il Tevere", per poi collaborare con "L'Ambrosiano", "Primato", "Lettere d'Oggi", il "Tempo", il "Mondo" di Pannunzio. A partire dal 1962 la sua firma si incontra anche sulle pagine del "Corriere della Sera". Numerosi i premi vinti: tra tutti, nel 1992 il premio internazionale Balzan per la Storia e critica della letteratura e nel 2000 il "Grand Prix de la Francophonie" dell'Accademia di Francia.