Osvaldo Avallone
Altri interessanti stimoli sono derivati dalla collaborazione con la Biblioteca dell'Accademia
Lancisiana, presso l'Ospedale del Santo Spirito, con la quale è stato realizzato lo splendido
progetto che ha rivitalizzato il patrimonio culturale dell'antica e nobile istituzione.
È stata un'esperienza veramente ricca, sia sotto l'aspetto culturale che sotto quello umano;
esperienza ulteriormente ampliata dai frequenti contatti con la contigua Accademia dell'arte
sanitaria ed il suo prezioso patrimonio museale.
Un universo affascinante, soprattutto per chi, come me, trae le sue origini dalla terra che
ha visto la nascita della prima università di medicina al mondo. La curiosità non può non
trovare terreno fertile nel misterioso mondo delle piante medicinali, accreditate da sempre
di poteri quasi magici, sia nel bene che nel male. Poteri veri e presunti la cui determinazione
scientifica non è sempre del tutto sicura; poteri che hanno accompagnato e condizionato
l'esistenza stessa dell'uomo in tutta la sua storia. Il mondo vegetale diventa espressione
e simbolo di civiltà: basti solo pensare all'ulivo ed alla vite e al loro significato in
tutta l'area del Mediterraneo. E che dire di quegli antichi precetti, più o meno terapeutici,
tramandati dalla tradizione scritta, e della tentazione che destano in ognuno di noi di
metterli alla prova per vedere se e quanto funzionano davvero?
Un universo, quello degli antichi erbari, che mira all'essenza vitale, ai principi attivi, e
che sa di magia, di alchimia, di segreti tramandati tra iniziati, perché troppo difficili
da penetrare e studiare o troppo pericolosi per essere divulgati.
Dove era diretta la ricerca di quegli antichi studiosi? Cosa sopravvive di essa e di loro? Fino
a che punto quel primo empirismo è stato sufficiente alle necessità dell'uomo?
È stato anche per rispondere a queste domande che la Biblioteca nazionale centrale di Roma
ha voluto organizzare la mostra Erbe e speziali. I laboratori della salute, lanciando la
sua proposta di collaborazione alle più prestigiose istituzioni. Il primo successo è
che tutte hanno aderito con entusiasmo, prestandosi a mettere a disposizione il loro
patrimonio di conoscenze e di beni, veri e propri cimeli, a completamento del nucleo
espositivo-documentario posseduto dalla Biblioteca. Una tale entusiastica adesione ha
contribuito in maniera importante ad elevare ulteriormente la valenza culturale e la rilevanza
dell'iniziativa e la sua portata divulgativa. Ma il motivo fondamentale per cui è stato
organizzato l'evento è rappresentato dall'esigenza di far conoscere e valorizzare il
patrimonio culturale posseduto dal nostro Paese, che è poi una delle missioni istituzionali
più importanti della Biblioteca nazionale centrale di Roma.
In un momento storico come quello attuale, può apparire retorico richiamare i valori della
cultura e della memoria storica della Nazione, soprattutto quando ad essi si attribuisce
universalmente importanza assoluta, ma solo a parole; ma forse è proprio per questo, che
caparbiamente vogliamo insistere nel tentativo di coinvolgere la collettività, comunicando
il fascino della conoscenza nel modo più semplice, attraverso un racconto, che si svolge
anche per immagini, finalizzato a presentare un'avventura della storia dell'uomo che non
è ancora finita e che forse, proprio per il potenziale evocativo e per la misteriosa
attrazione intrinseca che riesce ad emanare, non finirà mai. A noi anche il compito di
far sì che non finisca, valorizzandolo oggi e tramandandolo alle generazioni future come
eredità preziosa di pensiero e di conoscenza di cui ogni popolo è figlio e che non deve
né disconoscere né dimenticare.
In conclusione desidero ringraziare tutti i partners di questa difficile e faticosa impresa,
che per motivi di spazio non posso elencare esaustivamente e che hanno operato in perfetta
sinergia con i funzionari e gli operatori della Biblioteca nazionale centrale di Roma ai
quali va tutto il mio più sentito apprezzamento.
Direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma